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Bitti, tra storia e cultura

     
 

Bitti sorge a 549 m di altitudine e ha poco meno di 3.700 abitanti. È il centro più importante della Barbagia settentrionale, tanto che in altri tempi la zona s'era meritata la denominazione più propria di Barbagia di Bitti. Il paese, a nord rispetto al capoluogo, dista 38 km da Nuoro. Il suo territorio lambisce i confini con la provincia di Sassari.
L'abitato, disposto ad anfiteatro, è adagiato dentro una valle circondata dai colli di Sant'Elia, di Monte Bannitu e di Buon Cammino che lo nascondono da tre punti cardinali regalandogli una particolare suggestione tra il verde esteso di una pineta. Il paese si è sviluppato intorno a un nucleo storico al cui centro ci sono il campanile e la chiesa parrocchiale di San Giorgio. Alcuni scorci conservano le tipiche costruzioni in pietra, espressione di una civiltà estinta legata alle necessità e alle risorse dell'economia pastorale. Ancora oggi l'allevamento è l'attività prevalente. Centro pastorale per eccellenza e tradizionale punto di riferimento nella produzione lattiero-casearia, Bitti ha un notevole patrimonio ovino, disseminato tra le splendide sugherete del suo altopiano granitico.

Panorama di Bitti - Sant' Elia

Panorama di Bitti - Bonu Caminu

La centralissima piazza Asproni

Casa Melis

Il deputato Giorgio Asproni

Casa natale di Mialinu (Michelangelo Pira)

Michelangelo "Mialinu Pira"

Secondo la tradizione il paese prende il nome dal sardo "sa bitta" (cerbiatta), uccisa da un cacciatore mentre si abbeverava in una fonte. La leggenda è richiamata in una poesia:

In sa untana nostra
b 'ana mortu una kerva
pro cussu bi nan Bithi

Nella nostra fontana
é stata uccisa una cerbiatta
perciò lo chiamano Bitti

Le origini del paese risalgono alla lontana preistoria, prima del 3000 a.C. lì popolo dei Balari è il primo abitatore del centro. Con l'arrivo dei Romani si crea un vero e proprio nucleo urbano. Per tutto il periodo repubblicano Roma lotta per vincere la fiera resistenza dei Balari. Lo scontro si conclude con l'unione dei due popoli. La "villa di Bitti", come è chiamata nel Medioevo, viene incorporata nel Giudicato di Gallura e diventa sede di curatoria. Subisce poi l'influenza pisana e nel XIV secolo passa al Giudicato del Logudoro. L'arrivo dei Piemontesi non porta particolari benefici, benché a loro si debba l'abolizione del feudalesimo. In questo secolo, le vicende seguite alle due guerre mondiali impongono al paese cambiamenti radicali.
Le vicissitudini storiche non sono mai valse a scalfire il forte radicamento alla cultura tradizionale che ben si esprime anzitutto nella tipica parlata locale. La familiarità con la lingua sarda, che secondo gli studiosi più autorevoli qui Conserva alcune peculiarità importanti, comprese talune specificità latine, è diffusa tra gli abitanti, fedeli interpreti di una identità ben connotata. Bitti ha offerto un retroterra culturale molto fertile. Diversi bittesi sono stati protagonisti del dibattito politico e culturale della Sardegna. Tra i personaggi illustri del passato c'è Giovanni Proto Arca, vissuto nel 1500. Studi recenti lo collocano a pieno titolo tra i padri della cultura sarda. Gesuita e autore di diverse opere storiche e letterarie, secondo la tradizione avrebbe composto i canti in onore della Madonna dell'Annunziata, riproposti ancora oggi in occasione della festa. Il magistrato Giuseppe Musio (1797-1879) si segnalò invece come strenuo difensore dei diritti della Sardegna. Senatore del Regno, collaborò attivamente alla stesura dei provvedimenti per alleviare i mali della sua terra. Gli fu Contemporaneo Giorgio Asproni (1808-1876), il personaggio più celebre della Bitti del passato. Deputato di fama, difese dai banchi dell'opposizione gli interessi del popolo sardo. Per diverse legislature si segnalò per l'acume politico e le spiccate doti oratorie. Fu amico dei grandi del Risorgimento: Cattaneo, Mazzini e Garibaldi.

veduta panoramica

 
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