Bitti
sorge a 549 m di altitudine e ha poco meno di 3.700
abitanti. È il centro più importante della
Barbagia settentrionale, tanto che in altri tempi
la zona s'era meritata la denominazione più
propria di Barbagia di Bitti. Il paese, a nord
rispetto al capoluogo, dista 38 km da Nuoro. Il
suo territorio lambisce i confini con la
provincia di Sassari.
L'abitato, disposto ad anfiteatro, è adagiato
dentro una valle circondata dai colli di Sant'Elia,
di Monte Bannitu e di Buon Cammino che lo
nascondono da tre punti cardinali regalandogli
una particolare suggestione tra il verde esteso
di una pineta. Il paese si è sviluppato intorno
a un nucleo storico al cui centro ci sono il
campanile e la chiesa parrocchiale di San Giorgio.
Alcuni scorci conservano le tipiche costruzioni
in pietra, espressione di una civiltà estinta
legata alle necessità e alle risorse dell'economia
pastorale. Ancora oggi l'allevamento è l'attività
prevalente. Centro pastorale per eccellenza e
tradizionale punto di riferimento nella
produzione lattiero-casearia, Bitti ha un
notevole patrimonio ovino, disseminato tra le
splendide sugherete del suo altopiano granitico.
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Secondo la tradizione il paese
prende il nome dal sardo "sa bitta" (cerbiatta),
uccisa da un cacciatore mentre si abbeverava in
una fonte. La leggenda è richiamata in una
poesia:
In
sa untana nostra
b 'ana mortu una kerva
pro cussu bi nan Bithi
Nella nostra fontana
é stata uccisa una cerbiatta
perciò lo chiamano Bitti
Le origini del paese risalgono alla lontana
preistoria, prima del 3000 a.C. lì popolo dei
Balari è il primo abitatore del centro. Con l'arrivo
dei Romani si crea un vero e proprio nucleo
urbano. Per tutto il periodo repubblicano Roma
lotta per vincere la fiera resistenza dei Balari.
Lo scontro si conclude con l'unione dei due
popoli. La "villa di Bitti", come è
chiamata nel Medioevo, viene incorporata nel
Giudicato di Gallura e diventa sede di curatoria.
Subisce poi l'influenza pisana e nel XIV secolo
passa al Giudicato del Logudoro. L'arrivo dei
Piemontesi non porta particolari benefici, benché
a loro si debba l'abolizione del feudalesimo. In
questo secolo, le vicende seguite alle due guerre
mondiali impongono al paese cambiamenti radicali.
Le vicissitudini storiche non sono mai valse a
scalfire il forte radicamento alla cultura
tradizionale che ben si esprime anzitutto nella
tipica parlata locale. La familiarità con la
lingua sarda, che secondo gli studiosi più
autorevoli qui Conserva alcune peculiarità
importanti, comprese talune specificità latine,
è diffusa tra gli abitanti, fedeli interpreti di
una identità ben connotata. Bitti ha offerto un
retroterra culturale molto fertile. Diversi
bittesi sono stati protagonisti del dibattito
politico e culturale della Sardegna. Tra i
personaggi illustri del passato c'è Giovanni
Proto Arca, vissuto nel 1500. Studi recenti lo
collocano a pieno titolo tra i padri della
cultura sarda. Gesuita e autore di diverse opere
storiche e letterarie, secondo la tradizione
avrebbe composto i canti in onore della Madonna
dell'Annunziata, riproposti ancora oggi in
occasione della festa. Il magistrato Giuseppe
Musio (1797-1879) si segnalò invece come strenuo
difensore dei diritti della Sardegna. Senatore
del Regno, collaborò attivamente alla stesura
dei provvedimenti per alleviare i mali della sua
terra. Gli fu Contemporaneo Giorgio Asproni (1808-1876),
il personaggio più celebre della Bitti del
passato. Deputato di fama, difese dai banchi dell'opposizione
gli interessi del popolo sardo. Per diverse
legislature si segnalò per l'acume politico e le
spiccate doti oratorie. Fu amico dei grandi del
Risorgimento: Cattaneo, Mazzini e Garibaldi.
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